Carlin Petrini contro “gli spadellatori in Tv”

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1 Commento

  1. costantino ha detto:

    Strano che sia proprio Petrini a stigmatizzare i cuochi che pensano al lucro, che vogliono “insegnare a vivere”, che cavalcano la moda della spettacolarizzazione del cibo.

    Mi pare che SlowFood (nato Arcigola) abbia capito presto come fare soldi attingendo alle casse pubbliche (cominciando a cancellare Arci…). Inoltre da 20 anni pretende di insegnare uno “stile di vita” sano (possibile solo attraverso l’acquisto e il consumo di prodotti “certificati” dai vari Panieri e Arche del Gusto), sguinzagliando in giro per le tv, le radio, le manifestazioni pubbliche a sfondo politico/culturale i suoi adepti, santoni del vero sapere eno-agro-gastronomico.

    Ma come questi chef-divi anche Petrini è stato utile: ha fatto appassionare il grande pubblico a ciò che si mangia, alle mille cose che ci stanno attorno e che davamo tutti per scontate. Punto. Il resto è business, sotto fli occhi di tutti, per coloro che sono stati accolti a vario titolo alla corte del signore di Bra: produttori, divulgatori, giornalisti, venditori, politici, ristoratori, …

    Ora, finito di spremere l’Italia e poi l’Europa, SlowFood ha issato la bandiera dei “problemi legati al cibo”, della fame nel mondo per incanalare verso Bra nuovi fondi proveniente da più lontano, dalla FAO.
    Geniale davvero, ma certamente poco autorevole a giudicare chi fa business, anche perché se non altro gli chef-divi prendono soldi ad aziende private, non alle casse pubbliche, “vendendo” un prodotto: la pasta o un programma

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